di Marco Fantini
La
voce non è il semplice risultato acustico della vibrazione delle corde vocali
all’interno di una cavità di risonanza, bensì l’interazione complessa e non
lineare tra il flusso d’aria espiratorio, la glottide e le cavità risonanziali, rappresentate dal vocal tract. Quest'ultimo è lo
spazio anatomico appartenente alle alte vie aero-digestive comprendente vestibolo laringeo, ipo-oro-rinofaringe, cavo orale e cavità
nasali (figura 1). E' ormai noto che il tratto vocale non
è un semplice insieme di cavità di risonanza, bensì una struttura che riveste un
ruolo attivo nella generazione di energia acustica.
Il
segreto alla base della voce libera e risonante può essere svelato in termini
fisico-acustici come risultato di un’interazione virtuosa (scientificamente si
direbbe a feedback positivo) tra
sorgente del suono e vocal tract. Di fatto il tratto
vocale può facilitare o – per contro –
ostacolare l’amplificazione dell’energia acustica dell’oscillatore
glottico, acquisendo una funzione cruciale ai fini del raggiungimento di un’emissione
vocale efficiente.
Qual è il ruolo del soggetto
fonante in tale contesto?
Egli
mette semplicemente in atto le condizioni che consentono un’interazione
virtuosa tra il vocal tract e la sorgente glottica; sarà poi l’energia acustica
che egli stesso genera a occuparsi del resto! Potremmo quindi dire che l’azione
volontaria del soggetto consiste nell’intenzione iniziale: ciò permette
al sistema fonatorio di “viaggiare” in autonomia e – se le condizioni di
partenza sono positive – di autorifornirsi di energia acustica generando un
prodotto vocale caratterizzato da presenza sonora e ricchezza armonica. Non
serve dunque un controllo muscolare attivo e volontario lungo tutta la vocalizzazione
al fine di ottenere una voce risonante, bensì una coordinazione neuromotoria
iniziale finalizzata all’instaurarsi delle condizioni che favoriscono un’emissione
efficiente!
Ma qual è la spiegazione fisica
di tale fenomeno che, esposto in questi termini, sembra quasi “magico”?
La
spiegazione è una sola e - a dirla tutta - anche un po’ “nerd”, ovvero reattanza inertiva.
Una
noiosa parentesi fisica è d’obbligo. In particolare un approfondimento sull’impedenza
acustica rappresenta un punto cruciale per comprendere il segreto della
reattanza inertiva.
L’impedenza si potrebbe descrivere come una misura
di mancanza di risposta (movimento, deformazione, flusso, corrente elettrica
etc) ad un determinato stimolo (che può essere una forza, una pressione, un
voltaggio etc). L’impedenza può essere resistiva, reattiva o entrambe.
L’impedenza
resistiva, più comunemente nota come resistenza,
si verifica quando l’applicazione di uno stimolo è in fase rispetto alla
risposta. Quando ciò non accade, l’impedenza sviluppa una componente reattiva,
la cosiddetta reattanza. La reattanza
si può ulteriormente suddividere in reattanza inertiva e reattanza compliante,
a seconda che l’alterazione di fase della risposta sia rispettivamente in
anticipo o in ritardo.
Al
fine di comprendere tali definizioni, lo scienziato americano Ingo Titze
propone un’efficace esemplificazione: immaginiamo
di avere uno stimolo (rappresentato da una folla di persone in marcia) e
un’impedenza (rappresentata da una porta ad ante scorrevoli). Se la porta si
apre nell’esatto momento in cui un gruppo di persone tenta di passarvi
attraverso, l’impedenza sarà resistiva. In altre parole, la porta rappresenterà
una resistenza all’afflusso di persone, che sarà tanto più grande quanto più
sono ridotte le dimensioni della porta. Se le ante scorrevoli necessitano del
suono di un campanello per aprirsi, tutte le volte che un gruppo di persone
tenterà di entrare ci sarà una certa inerzia nella risposta (rappresentata
dall’apertura delle porte) che obbligherà le persone a fermarsi davanti alla porta
prima che sia permesso loro di entrare. Al contrario, se sulla porta si trova una fotocellula che permette l’apertura quando le persone sono in
avvicinamento, il fenomeno “apertura” si verificherà con un certo anticipo
rispetto allo stimolo e si determinerà una condizione analoga a quella di
un’impedenza compliante.
Il
concetto di impedenza può essere applicato all’acustica vocale in termini di
resistenza, inertanza e complianza acustica. L’impedenza acustica del vocal
tract è una misura del rapporto tra la pressione e il flusso oscillanti
all’ingresso del vocal tract (ovvero in prossimità della rima glottica). Se la
sinusoide della pressione è in fase con la sinusoide di flusso si ha una
condizione di impedenza resistiva, se la sinusoide di pressione è in anticipo
rispetto alla sinusoide di flusso si verifica una condizione di reattanza
inertiva, se la sinusoide di pressione è in ritardo rispetto a alla sinusoide
di flusso si ha una condizione di reattanza compliante (fig. 2).
Figura 2. Relazione tra flusso e pressione in condizioni di (a) resistenza; (b) reattanza inertiva e (c) reattanza compliante (modificato da Titze, 2012[1])
Il
vocal tract, in qualità di complessa camera di risonanza acustica, si caratterizza per poter dare risposte inertive e complianti in determinati range frequenziali. E’ stato dimostrato che la reattanza intertiva del tratto vocale
sopraglottico facilita la vibrazione cordale, mentre la reattanza compliante la
ostacola. Considerato ciò, l’obiettivo del cantante dovrebbe essere quello di
mettere il vocal tract in una condizione di reattanza inertiva per più
frequenze possibili, in modo da ottenere massima assistenza per la vibrazione
cordale.
Di preciso, cosa succede
quando il vocal tract “assiste” la vibrazione cordale?
Quando
si crea una condizione di reattanza inertiva, il vocal tract dà una spinta
“extra” ad ogni ciclo vibratorio cordale, rendendo l’emissione vocale via via più
efficiente.
Questa spinta si verifica quando il
movimento della colonna d’aria ha un preciso ritardo rispetto al movimento di
apertura-chiusura delle corde vocali. Quando le corde vocali cominciano a
separarsi all’inizio di un’oscillazione, la colonna d’aria tracheale viene
spinta dalla risalita del diaframma nello spazio glottico e va a comprimere
l’aria ferma a livello del vestibolo. L’inerzia della colonna d’aria nel
vestibolo fa incrementare la pressione a livello della rima glottica, che viene
ulteriormente spinta ad aprirsi. Quando
il richiamo elastico spinge le corde ad addursi nella fase di chiusura
glottica, il flusso d’aria attraverso la glottide si riduce. Per via
dell’inerzia tuttavia, la colonna d’aria continua a muoversi verso l’alto,
lasciando una condizione di vuoto a livello e sopra la glottide, che aiuta le
corde ad unirsi con più efficacia e potenza (figura 3).
La forza e l’efficacia di queste spinte alternate sulle corde vocali dipendono dall’inertanza del vocal tract,
come descritto dalla formula X = I (2πf), dove X rappresenta la reattanza, I è
l’inertanza e f è
la frequenza ciclica espressa in Hz.
In
definitiva, similmente a quanto succede con una spinta correttamente cadenzata ad
un’altalena (che determina un progressivo incremento di ampiezza di
oscillazione della stessa), più grande è l’inertanza incontrata dalla colonna
d’aria sopraglottica, più efficace sarà l’effetto di “tira e molla” sulle corde
vocali.
Figura 3. flusso e pressione durante un ciclo glottico (modificato da Titze, 2008 [2]) |
Le
dirette conseguenze fisiologiche della reattanza inertiva sono una minore
Phonatory Threshold Pressure (PTP), un arricchimento risonanziale della
finestra 2000-4000Hz nel power spectrum e un incremento del parametro Maximum
Flow Declination Rate (MFDR), considerato oggi
il principale responsabile dell’intensità vocale. Il performer sperimenterà
dunque una minor fatica d’emissione, maggiore risonanza e potenza vocale.
Va
precisato che il vocal tract non si comporta in maniera inertiva in tutte le
condizioni morfo-strutturali che può assumere durante una performance vocale.
Il compito (e il segreto) del bravo performer è proprio quello di “aggiustare”
la forma del vocal tract in modo da ottenere i benefici della reattanza
inertiva lungo la maggior parte del range dinamico-frequenziale!
E’ naturale chiedersi a
questo punto quali siano le strategie per incrementare e controllare la reattanza inertiva del
vocal tract al fine di ottenere un’emissione efficiente e risonante.
Risulta
putroppo evidente che conoscere l’esistenza del fenomeno della
reattanza inertiva non sia condizione sufficiente affinché esso - magicamente
- si realizzi!
Ingo
Titze ha descritto due principali “atteggiamenti” del vocal tract che
favoriscono uno sfruttamento ottimale della reattanza inertiva. Il primo è
stato definito megaphone shape e si
caratterizza per un piccolo spazio laringeo-paralaringeo ed una grande apertura
della rima buccale, che rende il vocal tract nel suo complesso simile ad una
“tromba”. Questo atteggiamento è tipico dei belters.
Il
secondo atteggiamento è quello definito inverted
megaphone shape, nel quale il vestibolo laringeo è piccolo, lo spazio
faringeo (la “gola”) è mantenuta ampia e la cavità orale ha spazi relativamente
ridotti. Tale atteggiamento è invece più tipico del canto classico (figura 4).
In
termini fisici, a prescindere dal tipo di vocalità, l'esperto performer vocale ricerca la morfologia del vocal tract
tale per cui, per una data vocale a un determinato pitch, il maggior numero di
elementi frequenziali armonici prodotti dalla sorgente glottica sperimentino
una condizione di reattanza inertiva.
Figura 4. Conformazioni a megafono e a megafono invertito del vocal tract (modificato da Titze, 2008 [2]) |
Sempre Titze ha proposto un “trucco” per favorire la comparsa di una
risposta inertiva da parte del vocal tract in modo rapido, efficiente e sicuro:
la vocalizzazione in semi-occlusione. Ingo
Titze è noto in tutto il mondo per essere stato l’inventore della tecnica della
fonazione nelle cannucce (straw phonation) e in un certo senso rappresenta uno
dei padri fondatori delle esercitazioni a vocal tract semi occluso. Tutti gli
esercizi vocali ad impedenza aumentata (i cosiddetti SOVTE) hanno la
caratteristica di incrementare le interazioni sorgente-vocal tract, facilitando
l’instaurarsi di una condizione di reattanza inertiva su più frequenze dello
spettro armonico. In altre parole, gli esercizi in semi-occlusione “aiutano” il
vocal tract a trovare la condizione ottimale di reattanza inertiva (e quindi di
emissione efficiente) per un dato suono, mettendo il performer in uno stato di
partenza ottimale per lavorare o esercitare la voce.
Per
approfondire i principi e le applicazioni degli esercizi a vocal tract semi occluso --> ESERCIZI A VOCAL TRACT SEMI-OCCLUSO: principi e applicazioni.
Fonti bibliografiche:
1. Titze I, Abbott KV. Vocology - The Science and Practice of Voice Habilitation. National Center for Voice and Speech editore, 2012.
2. Titze I. The Human Istrument. Scientific American, 2008.
3. Titze I. Voice training and therapy with a semi-occluded vocal tract: rationale and scientific underpinnings. J Speech Lang Hear Res. 2006 Apr;49(2):448-59.
4. Story BH, Laukkanen AM, Titze IR. Acoustic impedance of an artificially lengthened and constricted vocal tract. J Voice. 2000 Dec;14(4):455-69.
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