di Marco Fantini
Alla luce e nel contesto delle
nuove scoperte circa i meccanismi laringei, come si colloca la voce mista? Durante la conferenza
CoMeT del 1983 [1] furono codificati quattro registri (#1; #2; #3; #4), ma venne
anche posta attenzione ad un ulteriore registro, definito #2A, citato da molti
insegnanti di canto e definito voce mista.
Esso venne posto tra #2 e #3 e, sebbene fosse difficile da descrivere e
dimostrare empiricamente, venne considerato non trascurabile data la sua
notevole diffusione negli ambienti della voce artistica e della didattica canora. La voce mista è una modalità di
emissione che di fatto “mixa” le caratteristiche timbriche di M1 ed M2 ed è
molto usata in ambito artistico, per esempio ai fini di rendere omogenea la timbrica dei registri vocali attorno all’area di passaggio.
Con la rivisitazione del concetto di registro e
la definizione dei meccanismi vocali [2], si è
riaperto il dibattito circa la natura della voce mista alla
luce delle nuove acquisizioni scientifiche. In particolare ci si è chiesti se
la voce mista potesse essere considerata un meccanismo laringeo a sé stante o se
implicasse semplicemente - a parità di meccanismo - l’aggiustamento dell’attività delle cavità di risonanza
e della sorgente al fine di ottenere variazioni timbriche desiderate.
Grazie all’elettroglottografia oggi è possibile
indagare le modalità di emissione vocale di un cantante lungo tutta
l’estensione, considerando separatamente i range (frequenziali e di intensità)
dei suoni emessi in M1 e in M2. Se si esegue il fonetogramma di una voce
cantata considerando la completa estensione dell’M1 e dell’M2, si ottengono due
aree che presentano una parziale sovrapposizione. Ciò significa che ogni voce ha
la possibilità di emettere un certo numero di note (a varie intensità) in
modalità M1 o M2, indifferentemente (figura 1).
Figura 1. Rappresentazioni fonetografiche medie per uomini e donne in M1 ed M2. Vengono evidenziate le aree di sovrapposizione (da Roubeau et al. [2]). |
Dalle analisi di fonetogrammi condotti su cantanti
maschi e femmine si osserva che l’area M1 è mediamente maggiore per gli uomini,
mentre l’area M2 è mediamente maggiore per le donne. Tuttavia l’area di
sovrapposizione di M1 ed M2 è simile per ampiezza e range frequenziale per
uomini e donne (figura 2) [3].
Figura 3. Area media di sovrapposizione fonetografica tra M1 ed M2 negli uomini e nelle donne [4]. |
In figura 3 si può osservare l’area fonetografica
comune ai meccanismi 1 e 2 nei due generi. Essa rappresenta l’area
dalla quale può prendere origine la voce mista. I suoni “misti” possono quindi
essere prodotti sia in M1 che in M2, risultando a volte molto
difficili da discriminare. Il cantante esperto infatti è in grado di emettere
suoni mix1 che mimano suoni M2 e suoni mix2 che mimano suoni M1. Tuttavia con
l’ausilio dell’elettroglottografia è possibile definire con certezza di quale meccanismo
sia figlio il suono misto in questione. Si può dunque affermare che esistono
due misti: un mix 1, che viene prodotto
nell’area fonetrografica di sovrapposizione M1-M2 a partire da un M1, e un mix
2, che viene prodotto nell’area di sovrapposizione fonetografica M1-M2 a
partire da un M2 (figura 4).
Figura 4. Area di sovrapposizione M1-M2 in un controtenore e aree fonetografiche relative a mix1 e mix2 (da Lamesch et al [5]). |
Ma che differenza c’è tra suoni mix1 e suoni mix2? Se
si chiede ad un cantante esperto di emettere suoni alla stessa frequenza in mix1 e in
mix2, si osserva che il suono mix2 tende ad avere un’intensità minore. Ci
sono anche, per quanto abile possa il cantante, talune differenze timbriche
tra suoni mix1 e suoni mix2, con una maggiore ricchezza armonica, soprattutto
nella finestra 4-8KHz, dei suoni mix1.
Come dimostrato da Lamesch et al. [5] se si chiede ad un
cantante (nel caso dello studio in questione un esperto controtenore) di
produrre suoni misti a partire da un M1 (mix1), si osserva che il cantante
riduce l’intensità di circa 4 dB ed è in grado di “detimbrare” il suono nella
finestra frequenziale 6-8kHz (figura 5). Al contrario, se si chiede di produrre
un suono misto a partire da un M2 (mix2), si osserva che il cantante incrementa
l’intensità di circa 3,5 dB e rinforza gli armonici tra i 6-8kHz nello spettro
di potenza (figura 6). La grande abilità del performer consente di portare i suoni
misti a raggiungere un quasi totale “mimetismo acustico” con i suoni del
meccanismo al quale si vuole avvicinare.
Dalle evidenze attualmente disponibili sull’argomento, si può concludere che la voce mista non sembrerebbe rappresentare un meccanismo laringeo a sé stante, bensì una modalità di emissione vocale che, a partire da un meccanismo laringeo definito (M1 o M2) e – verosimilmente – attraverso determinate modificazioni d’assetto della sorgente e del vocal tract, consente di ottenere suoni percettivamente intermedi tra i due meccanismi o simili all’altro meccanismo (mix1 che mima un M2, mix2 che mima un M1). Si può quindi affermare che esistono due registri misti: mix1 e mix2, a seconda del meccanismo laringeo da cui essi originano. Prospettive future potrebbero consistere nello studio delle – sino ad ora ipotetiche – modificazioni della sorgente e del vocal tract messe in atto dai cantanti per ottenere suoni misti di varia natura attraverso tecniche di indagine come l'endoscopia high-speed e la risonanza magnetica funzionale.
Figura 5. Profilo spettrale di voce mix1 e confronto con M1 (blu) ed M2 (rosa) (da Lamesch et al. [5]) |
Figura 6. Profilo spettrale di voce mix2 e confronto con M1 (blu) ed M2 (rosa) (da Lamesch et al. [5]) |
Dalle evidenze attualmente disponibili sull’argomento, si può concludere che la voce mista non sembrerebbe rappresentare un meccanismo laringeo a sé stante, bensì una modalità di emissione vocale che, a partire da un meccanismo laringeo definito (M1 o M2) e – verosimilmente – attraverso determinate modificazioni d’assetto della sorgente e del vocal tract, consente di ottenere suoni percettivamente intermedi tra i due meccanismi o simili all’altro meccanismo (mix1 che mima un M2, mix2 che mima un M1). Si può quindi affermare che esistono due registri misti: mix1 e mix2, a seconda del meccanismo laringeo da cui essi originano. Prospettive future potrebbero consistere nello studio delle – sino ad ora ipotetiche – modificazioni della sorgente e del vocal tract messe in atto dai cantanti per ottenere suoni misti di varia natura attraverso tecniche di indagine come l'endoscopia high-speed e la risonanza magnetica funzionale.
[1]
Hollien,
H. (1985). Report on vocal registers. Proceedings of the Stockholm
Music Acoustics Conference, 1, 27-35.
[2] Roubeau B, Henrich N, Castellengo M. Laryngeal
vibratory mechanisms: the notion of vocal register revisited. J Voice. 2009 Jul;23(4):425-38.
[3] Castellengo M, Chuberre B, Henrich N. Is Voix Mixte, the Vocal Technique Used to Smoothe the Transition across the two Main
Laryngeal Mechanisms, an Independent Mechanism? Proceedings of the International Symposium on Musical Acoustics, March 31st to April 3rd 2004 (ISMA2004), NARA, Japan
[4] Castellengo M. Registri vocali e meccanismi laringei: la "voce mista". Atti del X Corso Internazionale di Foniatria e Logopedia La Voce Artistica. 29 oct-1nov 2015, Ravenna, Italy.
[5] Lamesch S, Expert R, Castellengo M, Henrich N, Chuberre B.
Investigating voix mixte: A scientific challenge towards a renewed vocal pedagogy. 3rd Conference on Interdiciplinary Musicology, CIM07, Aug 2007, Tallinn, Estonia.
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