di Marco Fantini
STORIA ED EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI REGISTRO VOCALE
Il termine registro in riferimento alla voce è stato impiegato per la prima
volta nel XIII secolo[i],
adottato dalla terminologia relativa all'organistica [ii]. Fino al XIX secolo risultava assai difficile
lo studio della fisiologia vocale, in quanto non esistevano molte delle
tecnologie di cui disponiamo oggi. Essenzialmente le conoscenze di fisiologia
fonatoria si basavano sullo studio della laringe tramite specchietti
laringei (figura 1).
Uno dei primi studiosi ad
analizzare con sguardo scientifico i registri vocali fu il celebre Manuel
Garcia, il quale definì il registro vocale come segue: “attraverso la parola registro noi intendiamo una serie di toni consecutivi e omogenei che vanno dal più grave al più acuto, prodotti attraverso lo stesso principio meccanico, e la cui natura differisce essenzialmente da un'altra serie di toni ugualmente consecutivi e omogenei prodotti da un altro principio meccanico. Tutti i toni che appartengono allo stesso registro sono di conseguenza della stessa natura, a prescindere dalle variazioni di timbro e forza alle quali uno li sottoponga”[iii].
Garcia aveva descritto tre
fondamentali registri: voce di petto, falsetto e voce di testa. Per ognuno di
essi aveva identificato – per la voce maschile e per la voce femminile – un
range frequenziale ben definito.
Figura 1. Manuel Garcia |
Nel 1884 gli autori Emil Behnke
(chirurgo) e Leenox Browne (insegnante di canto) definirono similmente i
registri come una serie di toni che vengono prodotti con lo stesso meccanismo.
Descrissero un registro “spesso” (thick register), diviso a sua volta in
lower-thick and upper-thick; un registro “sottile” (thin register) e – solo per
le voci femminili – un registro “piccolo” (small register)[iv].
All’inizio del XX secolo buona
parte degli insegnanti di canto e degli scienziati della voce concordava sul
fatto che esistesse un numero di registri compreso tra 2 e 5. In questo periodo
il termine meccanismo venne spesso
usato come sinonimo di registro. Per
esempio John Wilcox parlò di meccanismo pesante (heavy mechanism) e meccanismo leggero (light mechanism)[v].
Nel 1963 un gruppo di studio
svedese pubblicò un lavoro di analisi della terminologia riguardante i registri
vocali nei vari paesi europei. Gli autori raggrupparono i vari termini sotto 5 insiemi, che corrispondevano essenzialmente a strohbass, registro di
petto, registro misto, voce di testa e fischio. Essi conclusero che l’unico
sicuro comune denominatore dei registri era rappresentato dal range
frequenziale su una scala musicale[vi].
Negli stessi anni iniziarono ad
essere studiate le laringi escisse di cadavere e si riuscirono a riprodurre i registri
e i passaggi di registro semplicemente variando la tensione muscolare e la
pressione sottoglottica[vii].
Nel 1967 William Vennard
descrisse per la prima volta nel libro Singing: The Mechanism and Technic la corrispondenza tra un determinato
registro e reperti di imaging endoscopico laringeo. Egli mostrò che nel
meccanismo pesante le corde vocali vibravano per tutta la lunghezza e a tutto
spessore; nel meccanismo leggero vibravano solamente a livello del bordo libero
e a volte non in tutta la lunghezza (figura 2, 3) [viii].
Figura 3. Meccanismo leggero [viii]. |
Figura 2. Meccanismo pesante [viii]. |
Nel 1970 il team di ricerca del chirurgo M. Hirano analizzò l’attività
elettromiografica di una serie di muscoli (cricotiroideo, vocale e
cricoaritenoideo laterale) durante l’emissione cantata, dimostrando una diversa
attività muscolare a seconda del registro (figura 4) [ix].
Figura 4. Attività dei muscoli cricotiroideo, cricoaritenoideo laterale e vocale per diversi registri [ix]. |
Nel 1974 lo scienziato della voce H. Hollien pubblicò un articolo nel quale si proponeva una nuova definizione di registro vocale, considerato come una serie di frequenze emesse consecutivamente e aventi una qualità vocale praticamente identica [x]. Si affermava altresì che un registro vocale è da considerarsi un evento completamente laringeo. Hollien propose una nuova ed “incontaminata” terminologia per i registri vocali, che egli definì come:
- Pulse (strohbass, vocal fry)
- Modal (chest)
- Loft (head o falsetto)
- Flute (whistle).
- I registri esistono e devono essere riconosciuti come entità.
- C’è una differenza in termini di registri tra voce parlata e voce cantata.
- Non si possono eliminare le differenze di registro da una voce umana ma si può imparare ad “addolcire” i passaggi di registro.
- La maggior parte dei membri del comitato fu d’accordo sul fatto che la sorgente dei registri probabilmente è rappresentata in parte dalla laringe e in parte dal vocal tract. Una minoranza del comitato ipotizzò invece che la sorgente dei registri vocali fosse esclusivamente laringea.
- Riguardo alla terminologia relativa ai registri, il comitato mise in discussione l’appropriatezza scientifica di termini come “voce di testa” e “voce di petto”. Queste storiche denominazioni prevedevano infatti l’identificazione del registro con le sensazioni vibratorie corporee del cantante. E’ vero che esistono sensazioni vibratorie di consonanza nella pratica del canto, ma esse non possono essere considerate come connotanti un determinato registro vocale. Le caratteristiche che definiscono un registro dovrebbero essere fenomeni di natura fisico-acustica (alla base delle sensazioni vibratorie di cui sopra). Il comitato concordò sul fatto che si doveva trovare una nuova terminologia per i registri, scevra dai retaggi etimologici del passato. Si suggerì di numerare i registri come segue: #1: il più grave dei registri (corrispondente al pulse, vocal fry etc.); #2: registro più usato nel parlato e nel cantato (modale, voce di petto, meccanismo pesante etc.); #3: registro acuto impiegato essenzialmente nel canto (falsetto, voce di testa, meccanismo leggero etc.) #4: registro molto acuto rilevato soprattutto nelle donne e nei bambini (fischio laringeo).
Nonostante gli sforzi della
comunità scientifica vocologica per trovare un accordo, quello sui registri è
rimasto a lungo un dibattito aperto. Infatti, ancora negli anni ’90, mentre alcuni
autori definivano i registri basandosi
sulle caratteristiche della qualità vocale:
“Il termine registro è stato usato per
descrivere percettivamente
regioni distinte di qualità vocale che può essere mantenuta costante entro
determinati range frequenziali e di intensità”[xii]; altri
iniziavano a descriverli in base al meccanismo laringeo sottostante: “il registro vocale
è un set o range di suoni in serie che risultano percettivamente simili e
vengono prodotti da pattern vibratori cordali simili”[xiii].
Nel 2000 D. G. Miller definì due
possibili approcci nella definizione dei registri, i quali possono essere
considerati sia come entità di esclusiva pertinenza laringea, sia come entità
derivanti non solo dalla sorgente, ma anche dall’attività del vocal tract.
Se si ripercorre schematicamente
l’evoluzione della concezione di registro da Garcia a Miller, si apprezza che,
nonostante gli sforzi, in quasi due secoli non si è raggiunto un reale consenso
al riguardo.
Figura 5. l'evoluzione del concetto di registro dal 1840 al 2000. |
I MECCANISMI LARINGEI: LA RIVISITAZIONE DEL CONCETTO DI REGISTRO
La ricerca scientifica nell’ambito dei registri vocali ha conosciuto una vera e propria svolta nel 2007 quando un gruppo di studio francese ha analizzato per la prima volta il fenomeno dei registri (e delle transizioni di registro) affiancando alle indagini acustiche ed endoscopiche, l’analisi elettroglottografica dell’attività della sorgente, dimostrando l’esistenza di 4 meccanismi vibratori laringei che sottostanno alle differenze percettive ricondotte storicamente ai registri vocali [xiv].
La ricerca scientifica nell’ambito dei registri vocali ha conosciuto una vera e propria svolta nel 2007 quando un gruppo di studio francese ha analizzato per la prima volta il fenomeno dei registri (e delle transizioni di registro) affiancando alle indagini acustiche ed endoscopiche, l’analisi elettroglottografica dell’attività della sorgente, dimostrando l’esistenza di 4 meccanismi vibratori laringei che sottostanno alle differenze percettive ricondotte storicamente ai registri vocali [xiv].
Analizzando il sonogramma di un
glissando eseguito da un soprano senza porre attenzione all’estetica del suono,
ma semplicemente muovendosi lentamente da un estremo all’altro dell’estensione
vocale, si osserva che esistono quattro aree distinte, con caratteristiche
spettrografiche diverse ed intervallate da punti di passaggio in corrispondenza
dei quali si apprezzano “salti” frequenziali (figura 6). Il grande merito degli scienziati
francesi è stato quello di dimostrare che le quattro aree poste in evidenza,
oltre ad avere caratteristiche acustiche, endoscopiche e percettive differenti,
corrispondono a pattern elettroglottografici caratteristici. Vale a dire che ad
essi corrispondono i seguenti quattro meccanismi laringei vibratori:
Meccanismo 0 (M0): consente la produzione dei suoni più gravi nel
range frequenziale. Esso si caratterizza endoscopicamente per avere le pliche
vocali molto accorciate, spesse e lasse. All’EGG la fase di contatto risulta
molto lunga rispetto al ciclo vibratorio cordale. I cicli vibratori cordali
possono essere periodici a basse frequenze (intorno ai 70Hz), possono
presentare periodicità multipla (coppie o triplette di cicli che si ripetono) oppure
possono presentare impulsi glottici totalmente aperiodici (figura7).
Figura 7. Caratteristiche elettroglottografiche dell'M0 in un baritono e un mezzo soprano (da Roubeau et al.[xiv]) |
Meccanismo 1 (M1): è il meccanismo più utilizzato nella voce
parlata, ma è molto impiegato anche nel canto, sia dai maschi che dalle
femmine. Endoscopicamente si può apprezzare una vibrazione cordale a tutto
spessore, alla quale partecipano anche gli strati tissutali profondi. All’EGG
il segnale risulta macroscopicamente ampio e tipicamente asimmetrico. Il ciclo
vibratorio glottico presenta una fase di chiusura brusca e ha un quoziente di
apertura (definito come il rapporto tra la durata di apertura delle corde
vocali rispetto alla durata dell’intero ciclo glottico) compreso tra 0.3 e 0.8.
Nel meccanismo 1 il quoziente di apertura è influenzato dall’intensità del
suono.
Meccanismo 2 (M2): in questo caso la corda non vibra a tutto
spessore, ma solo nella componente più superficiale. Il segnale
elettroglottografico risulta macroscopicamente meno ampio e più simmetrico
rispetto a quello del meccanismo 1. Il quoziente di apertura è sempre maggiore
di 0.5 ed è influenzato dalla frequenza fondamentale del suono. In generale,
per suoni con la stessa frequenza, un M1 presenta quozienti di apertura minori
rispetto ad un meccanismo 2. In altre parole, l’M1 prevede una fase di contatto
cordale mediamente più lunga rispetto ad un M2 a parità di frequenza. Anche dal
punto di vista spettrografico l’M2 differisce dall’M1 in quanto si caratterizza
per una minore ricchezza armonica (figura 8-9).
Meccanismo 3 (M3): è un meccanismo che consente di raggiungere
frequenze anche molto elevate (1000-1400 Hz). Endoscopicamente le corde vocali
sono estremamente tese e sottili. Spesso il contatto cordale manca e il suono
viene emesso tramite un meccanismo “ad ancia”. Quando il contatto cordale –
seppur minimo – è rilevabile, l’EGG mostra un segnale macroscopicamente molto
simmetrico e di piccola ampiezza (analogo a quello dell’M2, vedi figura 10).
Figura 8. Caratteristiche elettroglottografiche di M1 ed M2 (da Roubeau et al.[xiv]). |
Figura 9. Spettrogramma, intensità e quoziente di apertura di M1 ed M2 (da Roubeau et al.[xiv]) |
Figura 10. Caratteristiche elettroglottografiche di M3 (da Roubeau et al.[xiv]) |
Una conseguenza molto importante delle
esposte evidenze scientifiche è rappresentata dalla ricaduta pratica che esse
hanno in ambito terminologico. Oggi è
possibile raggruppare la terminologia estremamente varia (e a volte confusa)
relativa ai registri vocali al di sotto dei quattro meccanismi laringei
descritti:
MECCANISMI
|
||||
M0
|
M1
|
M2
|
M3
|
|
Nomenclatura storica dei registri |
Vocal fry
Pulse
Strohbass
|
Voce di petto
Chest voice
Meccanismo pesante
Modale
|
Voce di testa
Head Voice
Meccanismo leggero
Falsetto
|
Fischio laringeo
Whistle
Flageolet
|
Sebbene alla luce delle nuove
acquisizioni scientifiche i registri vocali propriamente detti possano essere
considerati semplicemente in relazione all’attività della sorgente laringea, di
fatto nel canto non si può non considerare la grande importanza che riveste il
vocal tract nel determinare variazioni timbrico-risonanziali. Nuove prospettive
nella comprensione del rapporto tra meccanismi vocali e variazioni risonanziali
consisterà nello studio, tramite tecniche di imaging non invasive come la risonanza
magnetica funzionale, del ruolo rivestito dal vocal tract nella voce cantata in
relazione ai registri e alla miscela di essi, come avviene per esempio nel caso
della cosiddetta voce mista, molto
sfruttata in ambito artistico.
Albert Hera in: M0 M1 M2 M3 = BOH
Bibliografia
[ii] Merkel, C. (1863). Anatomie
und Physiologie des menschlichen Stimm- und Sprachorgans. Leipzig:
Abel.
[iii] Garcia M. (1840). Memoire sur la Voix
Humaine. Parigi, Duverger.
[vi] Mörner, M., Fransesson, N.,
& Fant, G. (1964). Voice register terminology and standard
pitch. Speech Transmission Laboratory Quarterly Status Progress Report,
4, 12-15.
[vii] Svec JG, Schutte HK, Miller DG. On pitch jumps between chest and falsetto
registers in voice: data from living and excised human larynges. J Acoust Soc Am. 1999 Sep;106(3 Pt 1):1523-31.
[ix] Hirano, M., Vennard, W.,
& Ohala, J. (1970). Regulation of register, pitch, and intensity of
voice: An electromyographic investigation of intrinsic laryngeal muscles.
Folia Phoniatrica, 22, 1-20.
[xi] Hollien, H. (1985). Report
on vocal registers. Proceedings of the Stockholm Music Acoustics
Conference, 1, 27-35.
[xii] Titze, IR. Principles of Voice Production,
1994.
[xiii] Sakakibara K-I. Production mechanism of
vocie quality in singing. Journal of the Phonetic Society of Japan, 2003.
[xiv] Roubeau B, Henrich N, Castellengo M. Laryngeal vibratory mechanisms: the notion of
vocal register revisited. J Voice.
2009 Jul;23(4):425-38.
Esiste una versione italiana del libro di Vennard?
RispondiEliminaEsiste una versione italiana del libro di Vennard?
RispondiElimina